L’estate 1900 non fu particolarmente calda. Gli storici la posizionano al 96esimo posto su 120 nella classifica delle più calde da allora a oggi. Dal canto suo, Ettore Bugatti aveva un sangue freddo eccezionale: indispensabile, per mettersi in proprio a neanche vent’anni. La Silicon Valley dell’epoca era la Lombardia. Bugatti, nella natia Milano, è reduce dall’esperienza alla Prinetti & Stucchi, marca per la quale, a 17 anni, ha lavorato a un triciclo bimotore che ha anche portato con successo in corsa. Ora vuole lavorare a un suo progetto: un nuovo quadriciclo. Non ha soldi e gli viene in soccorso il padre Carlo. Per Carlo, il periodo non è sereno: meno di un anno prima, nel settembre 1899, la sorella Bice ha perso il compagno, il pittore Giovanni Segantini. Geniale ma non ancora immenso, Segantini lascia lei e quattro figli. La vita era una candela che bruciava dai due lati, a quel tempo. Segantini morì a 41 anni. Aveva conosciuto Bice vent’anni prima e nel 1881, quando nasceva Ettore, lui lasciava Milano e si trasferiva in Brianza, a caccia di una simbiosi con la natura che lo avrebbe poi condotto a trasferirsi in Engadina e a cercare la risposta alla domanda delle domande sulla vetta, freddissima, del monte Schafberg sopra Pontresina. Lo stesso Carlo, il pater familias, aveva solo 45 anni quando Ettore gli chiese aiuto per la sua impresa. Ebanista già di fama, non poteva finanziare il figlio da solo. Gli vennero in soccorso i conti Gian Oberto e Olao Gulinelli. Una lapide di marmo sull’omonimo palazzo di famiglia, a Ferrara, ricorda l’incontro di quell’estate 1900. Nacque così la prima Bugatti, o Bugatti-Gulinelli, successivamente Bugatti Type 2: la prima vettura a quattro ruote realizzata da Ettore Bugatti. Motore quattro cilindri in linea, tre litri, trasmissione a catena per 65, feroci chilometri orari. Premiata nel maggio 1901 all’Esposizione Internazionale Allevamento e Sport (accostamento sublime) di Milano, impose Bugatti sulla scena dei costruttori europei. Solo otto anni dopo il futuro Patron avrebbe fondato la sua casa automobilista, per divenire, forse, il più grande costruttore di tutti i tempi. A cui si deve tra l’altro una delle più belle frasi mai dedicate a un’automobile: “Le Bugatti sono fatte per correre, non per frenare”. Gli avevano fatto notare che le sue auto, in frenata, non erano esenti da critiche. Un gigante.
Cosa sarebbe bello, oggi? Sapere cosa Ettore Bugatti e Giovanni Segantini si dissero nei loro incontri, immaginando, com’è probabile, che le loro vite si sfiorarono. Due miti immortali, per noi, che allora erano solo un artista pazzo e un adolescente pieno di sogni, entrambi in bolletta o quasi. Altro che Steve Jobs e Bill Gates.
Luca Delli Carri per Scuderia Club Italia