“La Ducati Scrambler Club Italia è veramente bellissima. Abbiamo creato un oggetto davvero speciale. È un peccato produrne così poche. Ma è un oggetto da collezione e quindi deve rimanere raro. Invito però i proprietari a usarla”.
Andrea Ferraresi
Chiedi alla polvere. Chiedile di Camilla e Vera, di Arturo Bandini e John Fante, e di quel rombo che ha squarciato l’aria immobile del deserto del Mojave, di quel tassello che ha alzato la sabbia fino a renderla quinta di un teatro immaginario in cui si rappresenta il puro maschio alle prese con le sue passioni tra cui quella, i-n-e-v-i-t-a-b-i-l-e, per i motori. Bisogna andare fin là e tornare indietro nel tempo di mezzo secolo e una manciata di stagioni per capire, riuscire a comprendere come tutto nacque. Quando un gruppo di amici con la gioventù nelle vene prese vecchie moto inglesi spogliandole dell’inutile e dotandole di pneumatici artigliati per correre nel deserto, per quanto possibile in linea retta, certamente a tutto gas. Fu l’inizio di qualche cosa che seduce ancora oggi. Ha un nome: scrambler.
È da questa eco che Ducati nel 2015 rispolvera uno dei suoi progetti più iconici, la prima Scrambler, creatura degli anni Sessanta, quindi metallica e cromata, una moto che a modo suo ha fatto epoca, tanto da rimanere nel cuore di chi l’ha posseduta e dei molti che l’hanno sognata. La nuova Scrambler nasce così, e nella genesi guadagna un cilindro per rimanere nel solco della tradizione Ducati, quella del bicilindrico desmo, del Pompone. Una doppia suggestione, e così forte, per una moto che è tante cose ma soprattutto un inno alla possibilità, perciò alla libertà. Ed è da questa base che, venticinque anni dopo la prima Ducati firmata Club Italia, nasce un’altra icona a due ruote in serie limitata (solo 20 unità) riservata ai soci: la Scrambler 1100 Sport Pro Club Italia.
Padrino del progetto Andrea Ferraresi, direttore del Centro Stile Ducati, l’uomo che dà forma ai sogni dei ducatisti di tutto il mondo e che ha firmato il progetto Scrambler edizione 2015, da cui è stata sviluppata l’edizione Club Italia. “La moto oggi è camaleontica”, spiega Ferraresi, “nascono nuovi segmenti, versioni ibride, sempre più versatili. La personalizzazione è alla base del motocicismo. Il Monster, modello iconico della Ducati, in questo senso è forse la moto più trasformabile e trasformata del mondo. A volte realizziamo serie limitate e pezzi unici, pensando la moto con i clienti, costruendola letteralmente assieme a loro: colori, materiale della sella, ogni dettaglio, ogni tocco. È una parte molto bella del mio lavoro: costruire la moto assieme al cliente. Questa realizzata con il Club Italia è decisamente esclusiva. E la sella, per me, è un’opera d’arte”.
La Scrambler realizzata per il Club Italia è una moto speciale: silenziatori Termignoni in titanio, sella in pelle rossa Poltrona Frau personalizzata, serbatoio blu metallizzato con il marchio disegnato un tempo da Giugiaro e targhetta numerata per una meccanica sopraffina dominata dal bicilindrico bolognese.
Forse nessuno dei soci la userà nel deserto, men che meno del Mojave, con quella cavalleria che Barry Sheene ci avrebbe vinto dei Gran Premi. Ma ne avrebbe la possibilità. Ed è questo che conta.
Come la si indossa? Se c’è il fisico, con una Fruit of the Loom bianca, jeans Levi’s, desert boot non di marca e casco Bell. Altrimenti, dissimulare con una Belstaff o un Barbour, a condizione che siano consumati dall’uso – anche da terzi – o comunque d’epoca. O ancora, con un Baracuta beige, questo anche nuovo di trinca, da accoppiare a un mocassino Sebago o a una Burwood marron. Il look vi ricorda qualcuno? Ma certo, il caro vecchio Steve. L’uomo che con la sua Bonneville acchittata da deserto – oltre allo sguardo e all’addominale da star – ha reinventato la moto, regalandole quell’immagine corsara che gli assomigliava e che è il motivo per cui, ancora oggi, le moto ci piacciono. E non badate a chi aggrotta le ciglia e arriccia le labbra e pensa o peggio dice: “Ancora McQueen…”. Gente che ha perso la voglia. Certe cose sono come il sesso: si fa da che mondo è mondo, ma se ci metti passione, è sempre la prima volta.
LA SCHEDA TECNICA
motore | bicilindrico a L |
distribuzione | desmodromica 2 valvole per cilindro |
raffreddamento | ad aria |
cilindrata | 1.079 cc |
alesaggio x corsa | 98 x 71 mm |
potenza | 85 cv |
coppia | 90,5 Nm |
alimentazione | iniezione elettronica |
scarico | impianto 2-1-2 silenziatori Termignoni in titanio |
cambio | 6 marce |
frizione | multidisco in bagno d’olio |
sospensione ant. | forcella Öhlins a steli rovesciati |
sospensione post. | progressiva con monoammortizzatore Öhlins |
peso a secco | 189 kg |
sella | pelle rossa Poltrona Frau |
serbatoio | logo Ducati “Giugiaro” |