C’è una bellezza sul volto delle vecchie glorie che è difficile da esprimere. Il fascino è rimasto immutato, ma è come se alla vitalità di un tempo si fosse sostituita la vita vissuta, tutta quanta. Non è l’età a definire questa bellezza, ma la velocità alla quale si è vissuti, la quantità di esperienze fatte, gli errori compiuti, i successi ottenuti, il dolore provato; tutti i rimpianti e i sogni che hanno attraversato il loro sguardo. È questa la differenza con una persona della stessa età: la vita pienamente vissuta, nel bene e nel male. Sono com’erano i vecchi un tempo: i nonni che avevano fatto le guerre. Sono diversi.
Oggi 14 luglio 2020 Renato Pozzetto compie ottant’anni, e tutta la stanchezza che può provare non scalfisce di una briciola la sua grandezza e, in particolare, la sua voglia di vita.
Dopo l’amore per la sua famiglia e la sua professione di attore, Renato ha avuto una grande passione per le automobili, che l’ha portato a divenire collezionista (e socio del Club Italia) e a cimentarsi anche nella Mille Miglia, nella Parigi-Dakar (dove vanta un quinto posto nel 1987 nella categoria Camion con Giacomo Vismara), nelle gare in motoscafo.
Com’è nata la passione?
“Non lo so, me la sono trovata addosso da bambino. È una cosa inspiegabile. Sono figlio di povera gente, non avevamo neppure l’automobile, però conoscevo tutti i rumori delle automobili del paesello dove ero sfollato. Sono figlio della guerra, hanno bombardato Milano e siamo scappati: io ero bambino ed ero già appassionato di motori”.
Le auto una volta erano un bene di lusso, molto più di oggi.
“Come ho detto, ero figlio di povera gente. Poi ho avuto la fortuna del lavoro, di conoscere amici, e ho comprato alcune auto. Ma la passione è nata quando non ero nessuno”.
Cosa ti piace di più di un’automobile?
“È una cosa inspiegabile. Le storie d’amore non si possono spiegare. Non so perché ami le automobili. Mi piacevano le macchine, anche quelle più semplici, che costano poco. La 500, la 600… Mi appassionavano come oggetti. Nascono tutte con un perché. C’è sempre un motivo per cui nasce un’automobile. Ma se devo spiegare il perché, è proprio una storia di amore, di passione. Non ha un perché”.
Hai posseduto molte automobili?
“Sì, moderne e d’epoca. Sul lavoro sono stato fortunato e ho potuto avvicinarmi al mondo delle automobili un po’ più importanti”.
L’automobile più bella che hai avuto? O meglio, quella che ti ha emozionato di più?
“Posso raccontare delle avventure che ho fatto con i motori. Ho fatto la Parigi-Dakar, per esempio. Una cosa grande, per me. Ho fatto delle gare in motoscafo. Con Renato della Valle abbiamo ancora il record nella Venezia-Montecarlo, che allora si faceva in cinque tappe. Dico nostro al plurale, ma in effetti io ero bagaglio appresso”.
L’auto che volevi comprare ma non sei riuscito?
“Allora, chiariamo che io non ho vissuto per comprarmi un’automobile e farmi vedere. Siccome non faccio l’idraulico, non è che vado in giro a fare vedere l’automobile che possiedo. Vado in giro io e basta. Quando mi invitano, mi invitano per la mia passione, ma anche per quello che sono, per il mio mestiere”.
Una bella automobile aiuta a conquistare una donna?
“Non lo so”.
Tu hai mai conquistato una donna grazie a un’automobile?
“Per un’automobile no. Ho sposato mia moglie, con la quale ho vissuto felicemente, quando ancora avevo la 500”.
È la vita, la vita…
“Ho avuto fortuna per via dell’umorismo, della mia esperienza nel cabaret. Tutto il resto è arrivato”.
Luca Delli Carri per Scuderia Club Italia